L’IA può consentire al sistema produttivo italiano di rendere più scientifica e strutturata la sua reattività di fondo, esaltando attitudini già presenti nel DNA della nostra tradizione imprenditoriale.
È arrivato il momento di rovesciare la narrativa comune e le statistiche attuali che vedono le PMI svantaggiate nell’adozione tecnologica.
La flessibilità organizzativa, la capacità di personalizzazione dell’offerta e la tradizione dei distretti industriali possono rappresentare infatti vantaggi competitivi unici per l’implementazione dell’IA.
L’IA non va intesa come un sostituto dell’intelligenza umana, ma come un ulteriore livello cognitivo che estende le nostre capacità.
Richiede però una nuova forma di «controllo critico» per mantenere il vantaggio competitivo delle organizzazioni.