La dimensione digitale, attraverso un uso sempre più massiccio dei dispositivi, tende a rendere più opachi, a tratti invisibili, alcuni aspetti fondamentali dell’umano quali l’identità e la relazionalità, oppure specifiche facoltà umane come la memoria e l’intelligenza. Il recupero dell’umano è stato pertanto oggetto di studio e di analisi, partendo dall’assunto che il Sé può rendere visibile il proprio progetto identitario attraverso il legame sociale con l’Altro. Tale legame può essere tutelato se viene rimessa in circolo un’emozione sociale che, intesa come «senso del limite», viene spesso accantonata: la vergogna. Per uscire dunque da questa condizione di invisibilità, il lavoro propone, nell’ultima parte, una serie di «ipotesi di rivolta», la prima delle quali può essere considerata proprio il recupero della vergogna. A seguire: «ambientalismo digitale», recupero del senso di responsabilità, contrasto all’automazione acritica, «decentramento positivo», considerazione dei rischi legati al processo di atomizzazione sociale, promozione di una «politica dell’umanità», centralità della cura, salvaguardia dell’immaginario, riscoperta dell’importanza dell’atto della lettura e del potere dell’arte.