Nel libro “Geopolitica della paura”, Manlio Graziano cerca di comprendere le radici profonde del senso di angoscia e chiusura verso il domani con cui i cittadini del mondo occidentale si stanno rassegnando a convivere. “Colpa” delle conseguenze dell’11 settembre 2001? Non solo. L’approfondimento nell’Euroreportage di Gigi Donelli
(Radio 24) - Venti anni dopo l'11 settembre 2001. […] Una memoria epocale si dice spesso e a ragione: ma c'è una questione che va comunque posta con lucidità a venti anni di distanza. Fu proprio quella giornata - era un martedì - a imporre una svolta al nostro modo di vivere? In parte forse sì, ma c'è anche chi ritiene invece che non fu l'11 settembre, bensì l'11 dicembre di quel 2001, il giorno in cui il mondo occidentale di cui facciamo parte iniziò a porre le condizioni perché oggi si arrivasse a quella il prof. Manlio Graziano, il nostro ospite, definisce in un suo saggio (la "Geopolitica della paura - Come l'ansia sociale orienta le scelte politiche - Bocconi Editore). Una riflessione che dagli Stati Uniti si apre al mondo e alla Cina, riferendosi al giorno (11 dicembre 2001) in cui Pechino viene accolta dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La Cina, proprio quel paese che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, mentre pochi giorni fa spiegava agli americani e al mondo le ragioni del ritiro definitivo e totale dall'Afghanistan, ha indicato come la nuova "priorità" della sua politica estera, per Washington la nuova minaccia.
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