Nel nuovo mondo, l’energia e i materiali contano (quasi) più del PIL. Nel suo saggio, Davide Reina racconta la rivoluzione di un’economia basata su modelli di business circolari e innovativi che riciclano e stoccano “tutto”. Una prospettiva che per l’Italia – grande importatrice di materie prime e seconda manifattura europea – può essere fondamentale.
2,1 miliardi di tonnellate: è la quantità di materiali che ogni anno giungono a “fine vita”, senza essere riciclati se non in minima parte. 10 miliardi di persone e 700 milioni di terajoules: sono la futura popolazione del mondo e la quantità di energia di cui essa avrà bisogno. 100 miliardi di tonnellate: è la domanda di materiali che ogni anno quei miliardi di persone genereranno. Nel mondo che verrà la catena di montaggio non basterà più: servirà anche “La catena di smontaggio” descritta da Davide Reina nel suo ultimo libro.
Economista d’impresa che opera – da oltre vent’anni – all’intersezione tra strategia, innovazione e circolarità, e docente in SDA Bocconi, Reina racconta una vera e propria rivoluzione industriale che sta avvenendo sotto i nostri occhi, fatta di nuove imprese, tecnologie e nuovi processi produttivi. Solo che non ce ne stiamo accorgendo, perché – dobbiamo ammetterlo – i rifiuti non ci piacciono.
Un po’ come la metà nascosta della luna – grande tanto quanto la metà visibile del nostro satellite – la dirtynomics ha dimensioni paragonabili a quelle del sistema economico che siamo abituati a considerare.
Eppure, non le dedichiamo la dovuta attenzione e pensiamo ai rifiuti come a un problema per la società e un costo per l’economia, quando invece rappresentano una formidabile opportunità e una potenziale fonte di grande valore. Nel saggio, Reina ci accompagna in un viaggio affascinante alla scoperta di questo lato nascosto dell’economia dei materiali e del riciclo, con al centro l’innovazione su cui tale economia si fonda: la catena di smontaggio.
Ma cosa significa "catena di smontaggio"? Si tratta di un’evoluzione della tradizionale catena di montaggio fordiana. Se un tempo si producevano beni seguendo un modello lineare – dall'estrazione delle materie prime fino al prodotto finito – oggi l'obiettivo è creare un sistema circolare dove ogni prodotto, una volta esaurito il suo primo ciclo di vita, diventa un materiale utile per realizzare nuovi prodotti.
La rivoluzione della catena di smontaggio non è più un'ipotesi, ma una realtà in rapida espansione. I numeri parlano chiaro: nel 2030 genereremo 2,6 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, destinati a raggiungere 3,4 miliardi entro il 2050. Ma questi numeri non devono spaventare, anzi: rappresentano un'opportunità economica straordinaria.
Un esempio concreto è l'energy storage: le batterie esauste delle auto elettriche, invece di essere smaltite, vengono "smontate" e riutilizzate per immagazzinare energia. Dopo tre anni di utilizzo in un’automobile, queste batterie perdono efficienza, ma sono perfette per stoccare energia elettrica. Possono essere installate in case, condomini o grandi impianti, prolungando così la loro vita utile. E il mercato dell'energy storage – destinato a raddoppiare, passando da 256 miliardi di dollari nel 2023 a 506 miliardi nel 2031 – conferma questa tendenza.
Oggi ricicliamo appena il 7,3% dei materiali globali, e ogni anno lasciamo sul campo, inerti e inutilizzati, materiali pari ad un valore complessivo di circa 200 miliardi di dollari. Eppure, le prospettive sono estremamente positive: entro il 2040, i soli mercati dei prodotti circolari nell'UE potrebbero raggiungere un valore pari a 1,5 trilioni di euro. E per un Paese come l’Italia – grande importatrice di materie prime e seconda manifattura europea – questa prospettiva può rivelarsi di straordinaria importanza.
"La rivoluzione industriale del XXI secolo è la nemesi di quella del XIX, perché modificherà in modo irreversibile il modo in cui è organizzata l'intera economia reale”, spiega Reina. “È una rivoluzione nel 'come' e non nel 'cosa', che scalerà il suo impatto a livello mondiale perché per la prima volta nella storia ci sarà possibile sfruttare appieno l'intrinseca proprietà dei materiali con i quali abbiamo costruito il nostro mondo, ovvero quella di avere utilizzi multipli. Il risultato finale sarà un cambio di paradigma: da sistema lineare che – come nella favola antica – dalla montagna arriva fino al mare, a sistema circolare che dal mare risale il fiume fino alla montagna, e poi di nuovo giù fino al mare. Lungo un continuum produttivo e logistico completamente integrato, ispirato all'intuizione di Lavoisier secondo cui nulla si distrugge e tutto si trasforma, e fatto non soltanto di filiere circolari su sé stesse, ma anche e soprattutto di filiere industriali tra di loro interconnesse, con flussi di materiali intercambiabili e commerciati tra le filiere stesse”.
Pubblicato nella collana realizzata con SDA Bocconi School of Management, arricchito dalla prefazione di Massimo Sideri e dalla postfazione di Luigi Ruggerone, il saggio “La catena di smontaggio – La rivoluzione dell’economia dei materiali” è disponibile in libreria e online.