Egea

L’esposizione al rumore eccessivo è un problema diffuso e mette a rischio di danni permanenti all’udito non solo gli anziani ma anche un miliardo di giovani nel mondo. Se ne parla tuttavia ancora poco e soprattutto occorre fare di più in termini di prevenzione.

 

 
 
Sono 1,5 miliardi le persone colpite da calo dell’udito (o ipoacusia) nel mondo. D’altronde, con una popolazione che invecchia e (soprattutto) con una società che diventa sempre più rumorosa, l’ipoacusia è un problema destinato ad aumentare e a interessare fasce anagrafiche sempre più giovani. Tra il silenzio e il frastuono, tuttavia, il rischio è che a perdersi sia “L’emozione del suono”. È proprio per cercare di creare una maggiore consapevolezza dei rischi che corre il nostro udito, combattendo lo stigma con cui questi disagi vengono percepiti, che Valentina Fornari ha scritto il libro dal titolo omonimo. In cui non si limita a riportare dati e studi sulle conseguenze che l’inquinamento acustico può produrre su ciascuno di noi, ma illustra anche le soluzioni che la tecnologia mette oggi a disposizione per affrontarle. Raccontando anche la storia di un’azienda italiana, Amplifon, che in un percorso lungo oltre settant’anni è stata capace di affermarsi come leader globale nei servizi e nelle soluzioni per la cura dell'udito. Con l’ambizione di cambiare la vita di milioni di persone.


Oggi le sfide sono diverse e più grandi rispetto al passato. Considerando il legame tra perdita di udito ed età (il calo della capacità uditiva si avvia già a partire dai cinquant’anni), l’incremento nel processo di invecchiamento della popolazione che caratterizza il mondo sviluppato rende immediatamente comprensibile quanto il fenomeno dell’ipoacusia stia acquisendo rilevanza. Si stima infatti che ne sia affetto complessivamente il 25% delle persone di età superiore ai sessant’anni, con incidenza via via crescente all’aumentare dell’età.


Eppure il disagio non riguarda soltanto gli “anziani”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in 1,1 miliardi i giovani sotto i 35 anni a rischio di ipoacusia precoce a causa di una esposizione eccessiva ai rumori. Secondo alcuni dati di settore, il numero di soggetti tra i 22 e i 54 anni ai quali sono stati applicati dispositivi acustici in America è aumentato tra il 2017 e il 2021 del 14% rispetto a quello degli utenti di tutte le altre età. Questo, insieme alla crescita registrata su tutta la popolazione e anche in Italia negli ultimi anni, è certamente indice di un’accresciuta consapevolezza. A oggi nei paesi sviluppati (cosiddetti “high income”) la penetrazione dei dispositivi acustici ha superato il 40% del totale degli aventi bisogno. Resta però ancora molto da fare nei paesi in via di sviluppo, dove la penetrazione non supera il 7%.


Inoltre sul tema dell’ipoacusia c’è uno stigma sociale ancora fin troppo radicato. Dunque resta un po' di strada da percorrere.
Trasformare il modo in cui l’ipoacusia viene percepita e vissuta è la missione di Amplifon, azienda italiana nata nel 1950 a Milano e oggi presente in 25 Paesi e 5 continenti, con una rete di oltre 9.500 punti vendita e circa 20.000 collaboratori, che punta a creare e diffondere una cultura dell’udito che modifichi le percezioni e le esperienze degli individui, migliorandone in concreto la vita.


Docente di Marketing, Product & Service Management e Pricing & Budgeting, Fornari studia con attenzione le caratteristiche che hanno reso vincente il modello di business di Amplifon, ma non si limita a questo e ci racconta una storia che sembra uscire dalle pagine di un romanzo.


Un percorso che affonda le sue radici nel 1944, quando l’ufficiale (e ingegnere) britannico Algernon Charles Holland si paracadutò sull’Appenino parmense per fungere da collegamento con la Resistenza. Dopo la seconda guerra mondiale, Holland si stabilì a Milano dove sposò Anna Maria Formiggini e trasformò in realtà una brillante intuizione: la necessità di colmare il gap tra l’Italia e i Paesi nordici in materia di diffusione degli apparecchi acustici. Un’impresa non solo economica ma anche sociale, considerando gli strascichi lasciati nel Paese dalla guerra appena conclusa. L’attenzione alla persona e al suo benessere è ancora oggi il pilastro su cui si fonda la società presieduta dalla figlia, Susan Carol Holland, custode dei valori e della cultura aziendale. Questi ingredienti, abbinati alle competenze e alla sensibilità delle persone di Amplifon e dei suoi audioprotesisti, hanno consentito all’azienda di crescere rapidamente negli ultimi anni e di avere un impatto concreto sul mondo e sulla vita dei singoli individui.


Un impatto che, nel caso di Amplifon, si misura nella capacità di aiutare gli altri a riscoprire l’“emozione” del suono. Perché, come ricorda Fornari, “Recuperare l’udito permette a una persona di sentire suoni e rumori che non era (più) in grado di udire e, di conseguenza, riconquistare l’accesso alle sensazioni e ai sentimenti che a quei suoni perduti erano connessi. Il valore non sta solo nei decibel recuperati, sta soprattutto nella capacita espressiva e comunicativa abilitata dal poter sentire di più. Arricchire il ventaglio dei suoni significa… sentire a colori, percepire le sfumature. Significa cogliere tutte le note potendo apprezzare l’espressione di ognuna di esse senza doversi concentrare sul tentativo di sentirla e decifrarla. Sentire meglio significa poter ascoltare e apprezzare, perché le si riconosce, le varietà dei toni, che sono di per sé l’espressione di sentimenti e non solo di significati”.


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