Egea

 

Dopo vent’anni di quiete l’inflazione è uscita dal dimenticatoio: nel suo nuovo saggio, l’economista Tommaso Monacelli analizza il fenomeno oltre pregiudizi e luoghi comuni, illustrandone in maniera chiara cause e meccanismi. Con un obiettivo: spiegare come l’economia sia il motore della nostra quotidianità. E come tutti possano comprenderla.
 

Cos’è l’inflazione? Che cosa la guida, che effetti produce? Perché non tutti sono d’accordo sulla necessità di combatterla? Conviene di più a debitori o creditori? E ancora: cosa c’entra il Fantacalcio con il concetto di neutralità della moneta? Perché la ricetta dell’helycopter money non funzionerebbe? Sarebbe meglio se dal cielo piovessero soldi o tavolette di cioccolato? Docente di Economia presso l’Università Bocconi, Tommaso Monacelli cerca di rispondere a queste (e a molte altre) domande partendo da… “Il prezzo delle mele”. Cominciando il suo viaggio non da una definizione, bensì dal costo di un alimento comune, il libro edito da Egea ci conduce alla scoperta dell’inflazione – e della sua sorella gemella, la deflazione – addentrandosi nei dati della ricerca economica per andare oltre i pregiudizi e i luoghi comuni e offrendo una spiegazione chiara a una variabile complessa.

Ormai, d’altronde, è chiaro: l’inflazione è una tassa. Se abbiamo un euro e lo teniamo sotto il materasso, l’inflazione eroderà il suo valore reale facendo diminuire la quantità di beni e servizi che siamo in grado di acquistare. Nonostante questo processo sia più visibile quando l’inflazione è alta, la sua azione si può osservare anche in periodi di bassa inflazione: se inizialmente abbiamo 100 euro e le mele costano un euro l’una, potremo acquistare 100 mele; tuttavia, con un’inflazione anche solo al 2%, dopo dieci anni le mele costeranno quasi 1,22 euro e con gli stessi 100 euro potremo acquistarne 82.
Dopo vent’anni in cui era caduta nel dimenticatoio, l’inflazione si è ripresentata nell’era post Covid come una vecchia conoscenza. A dicembre 2020 il tasso di variazione dell’indice generale dei prezzi nella zona euro era negativo e pari al –0,3%: in Europa, insomma, i prezzi erano in calo. Da allora l’inflazione è esplosa, raggiungendo a novembre 2022 il picco del 12,6% in Italia e del 10,6% nella zona euro. Un vero e proprio shock macroeconomico.

Tra i tanti temi economico-sociali che preoccupano l’opinione pubblica, quello dell’inflazione sembra prevalere sugli altri. Analizzando i dati raccolti da Ipsos tra settembre 2020 e maggio 2023, Monacelli evidenza come il fenomeno sia passato dall’essere un problema quasi ignorato all’inizio del periodo Covid, a una preoccupazione maggiore di quelle relative a crimine e violenza, disoccupazione, corruzione e, appunto, coronavirus. Il 41% della popolazione mondiale è arrivato a considerarla il problema dei problemi, superando perfino povertà e disuguaglianza sociale.

Nel saggio, Monacelli cerca di andare alle radici del ritorno dell’inflazione sulle scene mondiali, indagandone le cause. Due, scrive l’autore, sono gli elementi che hanno contribuito all’accelerazione iniziale dell’inflazione a partire dall’ultimo trimestre del 2020. Il primo è lo shock energetico: da novembre 2020 a giugno 2022 il prezzo del petrolio  è passato da 37 a 129 dollari. Nel periodo da luglio 2021 ad agosto 2022 il prezzo del gas naturale è schizzato da 34 euro a 350. Lo shock energetico è responsabile soprattutto dello slancio iniziale dell’inflazione in Europa, molto più dipendente dalle importazioni di energia dall’esterno – Russia in primis – degli Stati Uniti. Il secondo elemento è un eccesso di attività economica rispetto al potenziale, o in altri termini un eccesso aggregato di domanda rispetto all’offerta l’economia nel suo complesso, insomma, si è surriscaldata rispetto alla propria capacità produttiva potenziale. Il motivo? Deriva dalla combinazione, nella fase post Covid, di un incremento della domanda e strozzature dal lato dell’offerta.

Il saggio ripercorre così gli ultimi anni soffermandosi anche sulle misure messe (o non messe) in atto dalle Banche centrali (Fed e Bce) per affrontare il problema, sforzandosi poi di tracciare le traiettorie che il fenomeno – ora in contrazione – potrebbe seguire in futuro e i relativi impatti sui sistemi economici di Europa e Stati Uniti. Un viaggio complesso, ma che Monacelli affronta senza mai rinunciare a un approccio divulgativo e accessibile a tutti, che strizzando l’occhio al lettore cerca di fargli capire come l’economia non sia una scienza inaccessibile o astratta, ma la vera forza motrice delle innumerevoli “piccole cose” che compongono le nostre vite.

Personalmente”, scrive Monacelli, “ritengo che studiare economia sia come imparare il karate o una qualsiasi arte di autodifesa. Innanzitutto, è molto più coinvolgente e profonda di quanto si pensi. Ma, soprattutto, insegna chiarezza di pensiero su molti dei problemi che affrontiamo nella vita, un’abilità essenziale per difendersi dalla confusione, spesso insopportabile, delle opinioni illogiche e non documentate che animano il dibattito pubblico. Lo studio dell’economia aiuta a sfatare luoghi comuni e pregiudizi, a vedere le conseguenze inattese delle cose”.




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