Egea


 

Con un approccio rigoroso e divulgativo, i fisici Stefano Buono e Antonio Ereditato raccontano perché, alla luce delle recenti innovazioni tecnologiche, l’energia nucleare si meriti un posto nel dibattito sulla transizione verde e sulle scelte energetiche di domani.



Cosa succederebbe se scoprissimo che la vera rivoluzione verde non passa solo dai pannelli solari e dalle pale eoliche, ma da una tecnologia che il dibattito pubblico – in Italia – ha spesso liquidato come pericolosa o superata? E se il nucleare, invece di essere il passato, si rivelasse una carta decisiva per il futuro dell’energia pulita, sicura e abbondante, e tale da garantire al nostro Paese l’indipendenza energetica? Quando si parla di energia atomica, la memoria collettiva corre spesso a Chernobyl e Fukushima, alle immagini di reattori fuori controllo e territori contaminati. Eppure, dietro a titoli di cronaca e paure ataviche, la scienza ha continuato a lavorare in silenzio. E così, mentre il mondo si trova di fronte a una doppia emergenza – la crisi climatica e la sicurezza degli approvvigionamenti – il nucleare torna alla ribalta, ma in una veste completamente diversa. In un nuovo libro edito da Egea, i fisici Stefano Buono e Antonio Ereditato raccontano storia, sfide e prospettive di una soluzione che potrebbe aiutarci a cambiare il futuro dell’energia. “Il nuovo nucleare”, appunto.

Oggi l’umanità consuma ogni anno una quantità di energia pari a quella che il Sole produce in un’ora. Ma mentre la domanda cresce, la pressione per ridurre e infine eliminare le emissioni di CO₂ impone una transizione rapida verso fonti a basso impatto. Le rinnovabili sono fondamentali, ma intermittenti: il portafoglio energetico 5.0, insomma, non potrà contare solo di loro, ma dovrà basarsi su un mix intelligente, e bilanciato, di fonti. E tra queste – spiegano Buono ed Ereditato – il nucleare può giocare un ruolo centrale in qualità di tecnologia in grado di fornire energia continua, abbondante, a basso costo e senza emissioni di gas a effetto serra.

Il libro smonta pacatamente molti dei falsi miti che circondano l’atomo. A cominciare da quelli legati alla sua sicurezza: il nucleare, analizzano gli autori, è percepito come pericoloso perché i rari incidenti sono molto visibili e mediatizzati, mentre l’inquinamento causato delle fonti fossili causa uno-due milioni di decessi annui per le patologie a esso attribuibili, che passano spesso sotto silenzio. Oggi, la probabilità di un incidente grave è inferiore a uno su un milione di anni-reattore, e la quantità di scorie prodotte è drasticamente ridotta: meno di 10 grammi per persona all’anno, facilmente gestibili con le tecnologie attuali. E la ricerca, intanto, sta facendo passi da gigante.
 
Le tecnologie nucleari di quarta generazione rappresentano infatti un salto di paradigma rispetto al passato: reattori veloci raffreddati a piombo o sodio, sistemi a sali fusi e a gas ad alta temperatura sono progettati per essere più sicuri, efficienti e sostenibili. Da questa rivoluzione nascono due categorie chiave: gli SMR (Small Modular Reactors) e gli AMR (Advanced Modular Reactors). Gli SMR sono reattori di piccola taglia, progettati per essere costruiti in fabbrica e assemblati in loco. Questa modularità permette di adattare la produzione di energia alle esigenze locali, di installare rapidamente nuovi impianti e di ridurre i costi e i tempi di costruzione. Grazie alle dimensioni ridotte e ai sistemi di sicurezza passivi, gli SMR offrono un rischio di incidente estremamente basso e possono essere collocati anche in aree remote o in prossimità di centri abitati, garantendo una fornitura stabile e continua di energia.
 
I nuovi reattori rappresentano la frontiera più avanzata dell’innovazione nucleare. Integrano pienamente le tecnologie di quarta generazione, puntando su sicurezza intrinseca, efficienza elevata e sostenibilità ambientale. Alcuni di loro sono progettati per utilizzare combustibili alternativi, inclusi materiali riciclati e perfino le scorie radioattive prodotte dai vecchi impianti: un’innovazione che trasforma un problema di smaltimento in una risorsa energetica. Inoltre possono operare a temperature più alte, rendendoli adatti non solo alla produzione di elettricità, ma anche di calore per processi industriali e idrogeno verde.

Il nucleare, in ogni caso, non è solo una questione tecnica, ma anche geopolitica. L’uranio è abbondante e distribuito su più continenti, e le nuove tecnologie di riciclo permettono di riutilizzare il combustibile esausto, riducendo la dipendenza dalle importazioni e i rischi di proliferazione. In un mondo segnato da crisi energetiche e guerre per le risorse, insomma, il nucleare può offrire una via per garantire sicurezza e stabilità agli approvvigionamenti. Molti Paesi avanzati se ne sono accorti da tempo, e continuano a percorrere questa strada con decisione: la Francia produce oltre il 70% della sua elettricità dal nucleare, evitando ogni anno emissioni di CO₂ pari a quelle di milioni di automobili. La Finlandia, dopo aver messo in funzione da poco un nuovo reattore, ha inaugurato i primi depositi geologici profondi per le scorie, mentre la Cina e gli Stati Uniti stanno investendo massicciamente in reattori di nuova generazione. Per l’Italia, che importa oltre il 75% dell’energia primaria e che è la seconda manifattura d’Europa, potrebbe rappresentare una chance strategica. Buono ed Ereditato spiegano come il nostro Paese, pur avendo abbandonato il nucleare dopo i referendum, abbia competenze scientifiche e industriali di alto livello e possa giocare un ruolo da protagonista nella filiera europea, dalla ricerca alla produzione di componenti avanzati.
 
Ma la vera sfida, sottolineano Buono ed Ereditato, è culturale: serve una nuova alfabetizzazione scientifica, capace di distinguere tra rischi reali e percepiti, tra dati e paure. Solo così il nucleare potrà essere valutato per quello che è: uno strumento potente, ma non privo di limiti, da integrare con le rinnovabili in una strategia energetica equilibrata.
 
In trent’anni”, scrivono gli autori, “tante cose sono mutate, nel mondo e anche nella scienza e nella tecnologia. Il progresso è in corso e corre veloce, esponenzialmente. La scoperta di ieri diviene l’applicazione di oggi e la routine di domani. Il nucleo atomico e la sua energia non fanno eccezione e in questo libro vogliamo parlarne serenamente, per discutere di sfide ma anche di opportunità, per rendere tutti un po’ più consapevoli del progresso scientifico, per contribuire, infine, a compiere scelte motivate e non basate su convinzioni a priori. Ponendo la scienza al centro del dibattito, anche perché, ai nostri giorni, essa è sotto attacco in vari ambiti in maniera totalmente ingiustificata”.
 
Perché solo una discussione pubblica informata, basata su dati e non su slogan, può aiutare cittadini, manager e decisori politici a scegliere consapevolmente il futuro dell’energia.

 


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