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Commercio, investimenti, energia, tecnologia, cultura: in molteplici gli ambiti i legami internazionali si stanno allentando. Nel suo nuovo saggio, l’economista Marco Magnani si interroga sul mondo che verrà dopo gli eccessi della globalizzazione, tra timori e speranze.
 

Il grande scollamento” è cominciato: pezzi di mondo, fino a ieri uniti dalla forza della globalizzazione, si stanno progressivamente allontanando. Dal commercio alla finanza, dalla tecnologia all’energia, dalla ricerca medico-scientifica alla cultura: sono molteplici gli ambiti in cui i legami internazionali si allentano. Il nuovo ordine globale è sempre più caratterizzato dalla frammentazione all’ombra di una rivalità crescente tra Usa e Cina. Nel suo ultimo libro edito da Bocconi University Press, Marco Magnani – docente di International Economics in Luiss e Università Cattolica oltre che Senior Research Fellow alla Harvard Kennedy School – ripercorre dapprima i grandi processi di internazionalizzazione nel corso della storia e successivamente si sofferma su benefici e limiti della globalizzazione moderna. Analizzando il passato e interpretando il presente, cerca di comprendere  il mondo che verrà tra timori e speranze.

Pur tra eccessi e contraddizioni la globalizzazione ha generato straordinario benessere, sradicando dalla povertà miliardi di persone, ha consentito un enorme progresso scientifico e ha ridotto i conflitti. Eppure, da diversi anni è entrata in crisi. Molto dipende dal cambiamento del rapporto tra Stati Uniti e Cina, passato dall’essere un legame virtuoso a una rivalità strategica, con la possibilità che degeneri in conflitto. Ma soprattutto sembrano essersi inceppati alcuni dei motori che ne avevano spinto la diffusione e si è indebolita la cornice politica che l’aveva favorita. Non siamo alla vigilia di un cambio di egemonia mondiale né all’inizio di una nuova guerra fredda tra due blocchi, dato che Cina e Stati Uniti non sembrano avere – per diversi motivi – la necessaria forza di attrazione. Invece la crisi della globalizzazione sta producendo un mondo diviso in blocchi, all’interno dei quali esiste un certo grado di collaborazione ma che verso l’esterno tendono a erigere barriere.

Questo processo di progressivo scollamento è evidente nel commercio, dove stanno cambiando i criteri di localizzazione internazionale delle produzioni ed è in corso una ridefinizione delle catene globali del valore, con il ritorno a protezionismo e sanzioni economiche unite a un aumento di reshoring e friend shoring. In ambito finanziario, intanto, crescono controlli e restrizioni al movimento di capitali e si diffonde il friend investing. Vi sono anche segnali di scollamento valutario, spinto da chi auspica la de-dollarizzazione dell’economia mondiale e alimentato dal crescente utilizzo di sanzioni economiche. Ed è sempre più evidente lo scollamento tecnologico, che si manifesta in minor condivisione di innovazioni tecnologiche, forte rivalità nel campo della ricerca, crescente frammentazione delle piattaforme digitali e tensioni sulla governance mondiale di Internet. 

Lo scollamento energetico sta cambiando gli equilibri nel settore e, inevitabilmente, quelli geopolitici. Subdolo ma inesorabile, si manifesta anche uno scollamento culturale: nei crescenti ostacoli alla mobilità delle persone (comprese quelle di talento), nella più limitata contaminazione tra culture diverse, nel maggiore nazionalismo di media e intrattenimento. Lo scollamento tocca anche il campo medico-sanitario. E naturalmente è sempre più evidente nelle istituzioni internazionali, che non riescono più a svolgere con efficacia il ruolo di collante tra nazioni.
Questo scenario è reso più complesso non soltanto da un numero crescente di conflitti “aperti” tra Paesi, ma anche dall’emergere di nuove arene in cui gli Stati potranno decidere se collaborare o se competere: la regione Artica, il Subacqueo, lo Spazio, e il Digitale saranno, secondo Magnani, i terreni su cui si misurerà lo stato di salute di una globalizzazione in affanno. Il rischio è le nuove frontiere diventino nuovi fronti.

Intanto, nel nuovo mondo frammentato l’autore individua tre grandi tendenze di fondo.  La prima è una forte regionalizzazione, con la crescente importanza di accordi, cordate, alleanze locali. La seconda è la crescente prevalenza della politica sull’economia, in nome di interessi geopolitici e di sicurezza nazionale. La terza è l’elevata volatilità delle relazioni internazionali, sempre più basate su interessi temporanei e dipendenti dalle leadership del momento. Difficile, secondo Magnani, capire se lo scollamento in atto porterà alla de-globalizzazione, cioè un arretramento del processo di integrazione internazionale, o a una ri-globalizzazione, cioè una riconfigurazione delle relazioni internazionali secondo nuovi e diversi criteri economici e geopolitici. Nel primo caso il rischio sarebbe quello di una balcanizzazione del mondo, con relazioni tra paesi ai minimi termini ed elevanti rischi di scontro. Nel secondo caso, invece, non sarebbe semplice immaginare le caratteristiche della nuova globalizzazione.

Il punto di arrivo”, spiega l’autore, “potrebbe essere un’internazionalizzazione a scartamento ridotto che si adatti pragmaticamente al nuovo mondo diviso in blocchi per mantenere almeno alcuni dei benefici, soprattutto economici, dell’integrazione. Oppure una globalizzazione basata su una governance internazionale riformata, allargata e condivisa, che prenda in considerazione i nuovi equilibri mondiali. O ancora una globalizzazione guidata dalle democrazie liberali che prevalgono nel confronto con le autocrazie, superano le crescenti insidie interne e continuano a essere il principale motore della storia contemporanea”.

È mia ferma convinzione”, conclude Magnani, “che la globalizzazione non abbia esaurito le proprie potenzialità. Ma queste difficilmente potranno essere colte in un mondo caratterizzato da scontri per l’egemonia globale o da una guerra fredda tra schieramenti contrapposti, da un’eccessiva frammentazione o dal predominio di potenze autoritarie. L’auspicio è che alla circolazione di merci, servizi, capitali, persone e conoscenza, si possa in futuro sempre più affiancare la diffusione delle libertà. Individuali, sociali e politiche.



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