Egea
Fractional Manager

La guida per una nuova professione con grandi margini di crescita in Italia, che permetterebbe di affrontare al meglio le sfide del futuro: dalla gestione della complessità a una migliore integrazione tra vita privata e lavoro.


Dal 2005 al 2019 l'occupazione totale in Europa è aumentata del 9%, ma la popolazione manageriale si è ridotta del 20% passando dall'8% al 6% dei lavoratori attuali. La crisi Covid e le sue conseguenze sul mercato potrebbero però avere creato i presupposti per un rapido aumento dell’offerta di managerialità, non in senso tradizionale ma in una modalità che si potrebbe definire “frazionale”. Ne è convinto Andrea Pietrini, che presenta nel suo saggio al grande pubblico italiano un modello oggi conosciuto soprattutto all’estero e dagli addetti ai lavori, illustrando come e perché i tempi siano maturi perché venga abbracciato da un numero sempre maggiore di manager e imprese tricolori.

Le Pmi sono da sempre la spina dorsale dell’economia italiana, eppure sono quasi totalmente prive di competenze manageriali. Questa condizione può rappresentare un grave danno per la loro stessa crescita se non, addirittura, comprometterne la sopravvivenza. Le cause di questa situazione sono note: l’assunzione di un manager con competenze specifiche e di alto livello, una solida carriera alle spalle e una fitta rete di contatti implica un costo non sempre sostenibile per le Pmi. In secondo luogo, è culturalmente difficile, per l’imprenditore che guida una realtà medio piccola, accettare l’apporto di una figura dirigenziale che ne guidi le scelte strategiche.

Mai come oggi, però, il mondo del business si trova ad affrontare un contesto segnato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità che richiede nuove e più sofisticate competenze. Se a questo si aggiungono gli altri trend emergenti sul mercato – dalla maggiore sensibilità verso il tema dell’integrazione tra vita privata e lavoro alla digitalizzazione dei processi – risulta evidente come si stiano creando i presupposti per un rapido aumento dell’offerta di managerialità, ma in una chiave diversa rispetto al passato.

Secondo Pietrini, la figura nota nel mondo anglosassone come “fractional executive” può rappresentare una soluzione: si tratta di un profilo manageriale esterno di alta competenza, che entra in azienda con un rapporto costi-tempo modulare, abbinando una capacità di visione più ampia a una forte coerenza aziendale. Non un dipendente, dunque, ma nemmeno un consulente che resta estraneo all’organizzazione e collabora solo per un breve periodo e su un obiettivo preciso. E neppure il più noto “temporary management full time”, in quanto il modello fractional risulta meno invasivo, più flessibile e meno costoso per le imprese grazie alla possibilità di fornire un supporto modulabile a seconda delle reali necessità organizzative.

Ma quali caratteristiche personali e quali competenze professionali servono per diventare un fractional manager? E come si negozia con l’azienda un accordo di questo tipo? Il libro di Pietrini non si presenta come un semplice trattato teorico ma cerca di rispondere a queste e altre domande proponendosi come la prima guida pratica per una professionalità al passo coi tempi e uno stimolo per una trasformazione culturale che potrebbe portare grandi benefici a lavoratori e imprese del Paese.

“L’affermazione e la diffusione del modello del fractional executive stanno creando, in Italia, una nuova categoria professionale e un nuovo lavoro: il ‘professionista della managerialità’, che nei prossimi anni coinvolgerà migliaia di persone, con benefici evidenti a livello sistemico”, commenta Pietrini. “È importante comprendere che questo nuovo lavoro da un lato assorbirà la disponibilità di competenze manageriali di qualità, dall’altro offrirà un supporto qualificato e flessibile al nostro sistema produttivo per affrontare mercati sempre più competitivi e volatili. Sono convinto che l’effetto positivo generato sulle aziende, e di riflesso sull’occupazione, contribuirà a innescare un nuovo circolo virtuoso: è quindi fondamentale che si formi una classe di manager in grado di cogliere questa grande opportunità”.


 

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