“Le persone sono legate ai luoghi dove sono nate, e sentono di appartenere alle comunità di origine. Io stesso ho lasciato la città in cui sono nato, Sheffield, perché non offriva molte opportunità, ma sono arrivato alla conclusione che non è giusto che le persone siano costrette ad affrontare la stessa scelta. In Gran Bretagna per esempio solo Londra offre davvero delle opportunità, ma è un modo stupido di gestire l’economia, altamente inefficiente.
Gli affitti sono altissimi, la città è sovraffollata: sono tanti a voler scappare, mentre i privilegiati non hanno alcuna idea di come vive il resto della società”.
In questa risposta a una domanda di Rosaria Amato – giornalista de La Repubblica – c’è molto del pensiero su cui Paul Collier ha costruito il suo ultimo libro, “Poveri e abbandonati”: spesso, infatti, le nostre economie sembrano non guardare in faccia a nessuno mentre lasciano che sia il mercato ad autoregolarsi e a risolvere i problemi (che talvolta esso stesso ha creato).
Eppure delle visioni – e delle soluzioni – alternative esistono, e potrebbero dare vita a “una nuova economia per i luoghi lasciati indietro” di tutto il mondo. Che si trovino nei Paesi più poveri, “in via di sviluppo”, o nelle zone degradate degli Stati più ricchi.
Qui l’intervista completa, pubblicata da Affari&Finanza de la Repubblica >>
Photo iStock / 1a_photography