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Un “bel lavoro”, oltre il Novecento

02/02/2023

Tra Grandi dimissioni e grandi speranze, la nostra concezione del lavoro sta cambiando.

 

Partendo dalle considerazioni espresse da Alfonso Fuggetta nel suo ultimo saggio, Alberto Orioli riflette su cosa significhi oggi parlare di “Un bel lavoro” in un’Italia sempre più divisa tra chi cerca il mestiere dei sogni e chi invece sogna di trovare un impiego. Un estratto dell'editoriale pubblicato sul Sole 24 Ore.


(Il Sole 24 Ore) - “Se i giovani ai colloqui chiedono di lavorare da remoto, se avere i weekend liberi diventa dirimente, se la consapevolezza di essere parte di un’impresa in cui le sfide imposte dalla sostenibilità deve essere priorità strategica per accettare un impiego significa che il lavoro sta cambiando valore. O valori. Ne parla Alfonso Fuggetta, uno dei più brillanti informatici italiani docente di Informatica al Politecnico di Milano, oggi alla guida del Cefriel (centro di ricerca e innovazione digitale), nel suo recentissimo libro Un bel lavoro. Ridare significato e valore a ciò che facciamo (Egea).

Nuovo significato e nuovo senso: è questo che i giovani chiedono all’idea del lavoro che sembra ricondotta in un relativismo inedito dopo le ubriacature ideologico-identitarie che sulla centralità del lavoro hanno punteggiato il Novecento.

 

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Foto iStock.com / JohnnyGreig