Il terrorismo si è trasformato oggi in un vero e proprio brand,
modificando i suoi linguaggi e lo stile con cui comunicava
la sua «missione». Si è rifatto l’immagine e ha adottato
le tecniche più innovative della comunicazione visuale,
dalla grafi ca alla post-produzione, assoldando tra le sue file
soggetti provenienti dalla classe creativa e dalle sottoculture,
in particolare dalle scene hip hop delle metropoli europee,
con tanto di tatuaggi e di stili di vita problematici. Nell'epidemia
di diffusione del nuovo terrorismo un aspetto decisivo
è la centralità del consumo. Se è vero che l’Occidente
è ovunque, più che dalla forma universale del diritto esso
è rappresentato infatti dalla forma globale del consumo.
Essendo quest’ultimo la dimensione superficiale attraverso
cui i terroristi possono interagire con i valori profondi delle
società democratiche occidentali (la libertà che diventa libertà
di consumare), essi mirano a colpire i luoghi del divertimento
e del loisir: non solo per suscitare più clamore, ma anche per
recidere il doppio legame che li rende dipendenti da quel mondo.